Emozioniamoci. Disagi emotivi e caratteristiche di personalità.

Emozioniamoci. Disagi emotivi e caratteristiche di personalità.

  • Dott.ssa Marisa Tuccillo

Tra le varie emozioni: rabbia, amore, gioia, tristezza, paura, sfiducia, sconforto, delusione e dolore. 
I Sentimenti e le emozioni ci accompagnano nell’arco della nostra intera esistenza. 
Ognuno di noi le affronta in modo diverso, e sono proprio questi sentimenti e queste emozioni che fanno di noi individui unici, irripetibili, autentici. Ma sappiamo benissimo che quando non abbiamo la possibilità di esprimere le nostre emozioni, esse alla fine ci sopraffanno

  • Le emozioni nascono con il nostro essere, alcune sono innate, anche il neonato prova emozioni, le prime che vengono espresse sono: la paura, l’amore, l’ira.
    Durante la prima infanzia, ovvero entro i cinque anni di vita il bambino e in grado di manifestare e provare emozioni come: l’ansia, la gelosia, la vergogna, l’invidia.
  • Le emozioni nascono con il nostro essere, alcune sono innate, anche il neonato prova emozioni, le prime che vengono espresse sono: la paura, l’amore, l’ira.
    Durante la prima infanzia, ovvero entro i cinque anni di vita il bambino e in grado di manifestare e provare emozioni come: l’ansia, la gelosia, la vergogna, l’invidia.
  • PRIMARIE
  • Rabbia, paura
    Tristezza, gioia
    Sorpresa, attesa
    Accettazione, disgusto
  • SECONDARIE
  • Allegria
    Ansia
    Vergogna
    Gelosia
    Rassegnazione
    Nostalgia
    Rimorso
    Delusione
  • le emozioni fisiologiche sono correlate sempre a stimoli interni o esterni, che possono essere stati d’animo, eventi oppure avvenimenti.
    Mentre in quelle patologiche c’è una distonia, esse sono inappropriate, esagerate e non congrue alla situazione in atto.
  • Altre volte queste stesse emozioni si ritorcono contro noi stessi: basti pensare ai disturbi psico-somatici (cefalee, colon irritabile, ecc.)
  • Questi sintomi, in realtà, ci vogliono semplicemente avvisare e dire che qualcosa dentro di noi sta scoppiando, qualcosa deve venire fuori, e non trovando altre vie per uscire, si manifestano in questo modo, ovvero, comportando sofferenza psichica e fisica.
  • La sofferenza psichica comporta disagio non solo nella vita presente del bambino ma anche in quella dell’adulto.
  • Lutti in famiglia, violenze psicologiche e fisiche, divorzio dei genitori e altre forme di maltrattamenti (umiliazioni, insulti, rifiuti, abbandoni, abusi sessuali o semplicemente trascuratezza) danno origine a sentimenti ed emozioni di confusione, di rabbia, paura, sconforto, solitudine, sfiducia; tutte emozioni che, se non elaborate nel modo giusto, implicano sofferenza che si esprime attraverso comportamenti aggressivi (aggressività verso gli altri e verso gli oggetti) o passivi (autoisolamento e chiusura al mondo, alienazione) disturbi alimentari, disturbi del sonno e altri disturbi del comportamento.
  • Le sue emozioni non espresse, il suo sforzo di tenerle sotto controllo o di congelarle, gli impediranno di vivere il presente, di percepire la realtà oggettiva che lo circonda, perchè la sua mente troppo impegnata nel proteggersi dalle sue stesse emozioni.
  • Eppure il poter dire semplicemente “ho paura, sono arrabbiato, sono felice” costituisce di per sé una possibilità in più. → dare un nome alle emozioni
  • Le nostre emozioni ci guidano nell’affrontare situazioni e compiti troppo difficili e importanti perché possano essere affidate al solo intelletto, nel senso che ogni emozione ci guida all’azione in modo caratteristico, ci orienta in una direzione già rivelatasi proficua per superare le sfide ricorrenti della vita umana
  • Le emozioni senza controllo sono come dei cavalli senza briglie: non riescono a condurci in nessun luogo da noi desiderato e possono addirittura farci correre gravi rischi.
  • Il saper controllare le proprie emozioni è alla base del benessere psico-fisico.
    I sentimenti estremi → disturbo / instabilità / disequilibrio
  • E’ normale e sano provare sentimenti negativi quali rabbia, ansia, tristezza; tali sentimenti possono diventare guide preziose per noi e spingerci a prendere le decisioni più opportune, ma è fondamentale che i sentimenti negativi molto intensi non sfuggano al controllo spazzando via tutti gli stati d’animo piacevoli.

Innanzitutto, nel momento in cui ci sentiamo travolti da un’emozione è fondamentale riconoscere se siamo in grado di dominarla da soli o abbiamo bisogno di aiuto. Potremmo aver bisogno di colloqui con uno psicoterapeuta, di assumere dei farmaci per un periodo, o di entrambe le cose. Se così fosse, non esitiamo a rivolgerci ad un professionista che possa aiutarci, ne va del nostro benessere attuale e futuro.

Se l’emozione che ci pervade è blanda e non interferisce in maniera significativa con lo svolgimento delle nostre attività quotidiane (famiglia, lavoro, tempo libero) probabilmente possiamo cavarcela benissimo da soli utilizzando alcune strategie:

  • Riconosciamo quanto prima gli episodi che scatenano i nostri stati d’animo negativi.
  • possibile, cerchiamo di intervenire sugli eventi che ci suscitano emozioni negative.
  • Apprendiamo delle tecniche di rilassamento
  • Fermiamoci sui pensieri che alimentano i nostri stati d’animo, mettendoli in discussione.
    Uno scoppio d’ira o un attacco d’ansia possono essere scatenati dalla prima valutazione di un evento; le successive valutazioni, fatte a “mente un po’ più fredda” possono aiutarci a ridimensionare la portata dell’evento e a mitigare il nostro stato d’animo.

Sostituiamo il lato negativo delle cose con un lato più positivo.

Distraiamoci
 : Se ci sentiamo ansiosi o arrabbiati cerchiamo qualcosa che riesca a farci sentire “rilassati” e a scaricare la tensione in eccesso che sentiamo (rilassamento, attività fisica piacevole).
Un altro metodo per distrarsi è quello di occuparsi degli altri: pensare per un po’ alle difficoltà delle altre persone può aiutarci a sdrammatizzare i motivi che sono alla base delle nostre sensazioni negative. Inoltre può essere utile pensare che lo stato d’animo negativo che ci ha colpito passerà da sé con un po’ di tempo e di pazienza

  • Diciamoci delle cose positive
  • Fissiamoci degli obiettivi a breve e lungo termine
  • Osservandoci attentamente possiamo capire qual è il nostro stile nell’affrontare le varie situazioni della vita, come rispondiamo ad esse attraverso
    • i comportamenti: scappiamo o affrontiamo le cose? cerchiamo aiuto o facciamo da soli?
    • le parole: condividiamo con gli altri gioie e preoccupazioni o ci teniamo tutto dentro? come cambia, quando siamo emozionati, il volume della voce? il tono? il lessico?
    • i pensieri : ci fermiamo a riflettere o siamo impulsivi? siamo ottimisti o ci aspettiamo il peggio?
  • Ognuno di noi può imparare a conoscere e controllare le emozioni imparando ad ascoltarsi. Una volta comprese quali sono le reazioni inadeguate alle situazioni possiamo impegnarci per cambiarle.
  • Il sintomo più comune nel disagio emotivo è l’ansietà o la paura. L’ansia (… in latino angere: stringere, oppressione, senso di chiusura alla gola) è presente in ogni individuo.
  • Quando l’ Ansia diventa eccessiva e permanente così da provocare reazioni organiche di ogni genere: costrizione, tensione muscolare, incapacità di rilassarsi, difficoltà di concentrazione, affaticabilità, irritabilità, insonnia, ecc.

Paura

  • La paura deriva da un’altra condizione emotiva, il senso di dipendenza. Cerchiamo gente che ci aiuti, se abbiamo paura.

Ostilità

  • L’ostilità è un altro sintomo molto forte di disagio. E’ molto comune nel nostro tempo perché viviamo in una società altamente competitiva. Ognuno gareggia per qualcosa, condizioni sociali, compagni sessuali, posti al parcheggio e così via.
  • Un individuo ostile è un arrabbiato cronico, costantemente critico verso gli altri. Non si rassegna al fatto che errare è umano anzi è la regola. Ma questa palese espressione di disagio emotivo è l’insuccesso o lo scarso rendimento.

Senso di colpa

  • Il senso di colpa che spesso è il risultato dell’ostilità e dell’insuccesso, è il quinto chiaro sintomo di disagio emotivo. Il senso di colpa, purtroppo, non è facilmente riconoscibile. La sua più comune espressione è il costante chiedere scusa. La gente che soffre di senso di colpa chiede sempre con molta educazione e convinzione, non solo quando è opportuno ma anche quando è fuori luogo.
  • Inoltre il suo comportamento oscilla tra la dolcezza e la cattiveria.
  • Un altro evidente indizio di difficoltà emotiva è il richiudersi in se stessi. Ciò inevitabilmente conduce alla solitudine e all’alienazione. Dato che nell’essere soli c’è un’enorme perdita del senso della prospettiva, il richiudersi in se stessi rende più facile che il disagio emotivo di una persona si espanda ad altre sue attività.
  • I sintomi psicosomatici, in generale, determinano una settima forma di disagio emotivo. Il nostro corpo richiede la soddisfazione dei propri bisogni in una quantità di modi superiori a quello che riconosciamo.
  • Comuni espressioni di ansietà cronica, di paura, di collera e di conflitto, coinvolgono disturbi psicosomatici quali l’ulcera, le coliti, il mal di testa cronico, le allergie e le indigestioni. Ma il sintomo psicosomatico più frequente, che non sempre è riconosciuto come tale, è la stanchezza.
  • In questo senso una persona, incapace di accedere al suo mondo emotivo, potrebbe non percepire rabbia, frustrazione o stress per una difficile condizione lavorativa e neppure immaginare una possibile connessione tra la sua ulcera e le emozioni o i vissuti relativi al suo lavoro.
  • Agire pensando ai nostri problemi piuttosto che rimuginarci sopra o semplicemente parlarne, è pure di aiuto.
  • Se ci rimuginiamo sopra ci addentriamo sempre più profondamente nei nostri problemi e ci isoliamo dagli altri. Se parliamo dei nostri problemi con gli “amici” la conversazione diventa uno scambio di “miserie” che può oscurare le nostre relazioni. Oggi la tendenza è di “parlare di problemi che non ci toccano” a causa dell’errato concetto secondo il quale parlare dovrebbe essere di per sé una “terapia”. Non lo è. E’ meglio agire. Non possiamo fare le cose giuste, ma più spesso, anche se facciamo le cose sbagliate non sarà che una “storpiatura” e, per quanto risulti strano, possiamo sempre imparare qualcosa.
  • Tutti noi abbiamo il nostro rumore mentale, tutti abbiamo emozioni dolorose spesso soffocate. Aprendosi e concedendo la possibilità a se stessi di sperimentare il proprio io in modo autentico, amando il bambino e la bambina che si è stati, ci aiuta ad aprirci in modo obiettivo all’altro, soprattutto alle menti fragili e in crescita come quelle dei bambini. Diamoci queste possibilità, viviamo intensamente le nostre emozioni nel momento in cui si presentano; diamo loro – i bambini – la possibilità di esprimere le loro emozioni quando si presentano e facciamo in modo che riescano ad esprimerle in modo autentico. I bambini hanno bisogno di noi.. E noi di loro.
  • La fobia sociale è la paura di essere giudicati in modo negativo nelle situazioni sociali o quando si stanno svolgendo attività in presenza di altre persone. La caratteristica principale di questo disturbo è la paura/ansia di affrontare la presenza degli altri.
  • Emozioni prevalente del dist. è l’ansia
  • Inoltre, in alcuni casi, l’ansia sociale, non è solo situazionale ma può essere correlata al carattere della persona e a tratti di timidezza e introversione.
  • La timidezza può essere un tratto del carattere, in cui la persona si mostra particolarmente introversa. Sono caratteristiche non necessariamente disturbanti, che possono presentare vantaggi e svantaggi. Se infatti la timidezza può costituire un ostacolo alla conoscenza di nuove persone, viceversa può anche rappresentare un aspetto apprezzato e fonte di attrazione. La timidezza quindi non è un disturbo,
  • Diversamente, l’ansia sociale può diventare un disturbo molto invalidante nel momento in cui la persona prova costantemente una paura intensa di affrontare le situazioni in cui si sente esposta al giudizio altrui.
  • Infatti, nella fobia sociale, le emozioni negative (ansia, imbarazzo, vergogna, senso di umiliazione, ecc.) diventano talmente invalidanti e disturbanti da ostacolare il normale svolgimento della vita quotidiana, fino a condizionarne le scelte di vita nei vari ambiti (lavorativo, sociale, relazionale, ecc.). Quindi la timidezza non interferisce pesantemente con l’andamento lavorativo, scolastico e sociale, diversamente da quello che può succedere a chi soffre di fobia sociale.
  • Nei casi più gravi la persona si può isolare completamente, in altri casi può associarsi depressione e abuso di sostanze stupefacenti complicando il quadro descritto.
  • 1) Come mi comporto nelle situazioni sociali?
  • Cerco di evitare spesso: feste, cene, acquisti nei negozi, riunioni di lavoro, svolgimento di attività quotidiane in presenza di altre persone (es. mangiare, guidare, scrivere, utilizzare il telefono, ecc.).
  • evito il contatto oculare degli altri
  • cerco il più possibile di non attirare l’attenzione
  • mi scuso senza ragione
  • se divento rosso/a mi copro le guance con le mani
  • è generalmente difficile dire di “no” quando si dovrebbe
  • 2) Cosa penso rispetto alle situazioni sociali?
  • Ho una costante preoccupazione riguardo a ciò che penseranno gli altri
  • Tendenzialmente penso che qualsiasi cosa faccio o dico possa essere sbagliata
  • Quando sono in mezzo agli altri, mi sento osservato/a
  • Penso che quello che faccio in quella situazione sia sbagliato
  • Sono molto critico verso me stesso/a
  • 3) Nelle situazioni temute o quando ci penso, come mi sento fisicamente?
  • Tensione ai muscoli
  • nausea
  • rossore in viso
  • senso di calore
  • tremori
  • gambe molli
  • sudorazione
  • batticuore
  • balbettio
  • 4) Cosa provo?
  • Sensazione di essere al centro dell’attenzione
  • imbarazzo e vergogna
  • senso di agitazione all’avvicinarsi della situazione temuta
  • senso di tristezza e sconfitta al termine della situazione temuta

Rabbia

  • La rabbia è una delle emozioni di base che, se contenuta e ben gestita, assolve a molteplici funzioni positive come ad es. trasmettere un’insoddisfazione, modificare un comportamento o stimolare le capacità di adattamento. 
  • Al contrario l’emozione di rabbia, se eccessiva o se espressa con modalità disfunzionali (rabbia “patologica”), può generare danni significativi a molte aree di funzionamento ed è spesso associata a difficoltà relazionali, abuso d’alcol, aggressioni fisiche e verbali, stress e burn-out nel lavoro, ipertensione e malattie cardiovascolari.
  • Le radici della rabbia. La rabbia patologica è sempre collegata a un senso di profonda inadeguatezza, di impotenza e di fragilità che è germogliato sin dall’infanzia quando i genitori o altre figure affettivamente significative si sono mostrati discontinui, depressi o inadeguati, a propria volta conflittuali o cristallizzati in ruoli rigidi e freddi nei confronti del bambino. Si può dire che i “semi” di questa emozione detonante e radioattiva vengono da un sentimento antico di esclusione e di inferiorità avvertito nel corso dei primi anni di vita e coltivato ininterrottamente nelle esperienze successive. Ciò non vuol certo dire che il nostro passato ci “condanna”. L’unica cosa che ci condanna davvero è l’inconsapevolezza e il rifiuto di riconoscere che una parte di noi fa il bello e il cattivo tempo (soprattutto il cattivo) e, tempesta dopo tempesta, erode le nostre conquiste e annienta la nostra vita.

Alessitimia

  • Come faccio a sapere quale emozione sto provando?
  • L’alessitimia è un termine coniato da Sifneos nel 1973 per indicare la difficoltà/incapacità a riconoscere e verbalizzare i propri stati affettivi ed emotivi. Spesso quando diventa un disturbo della personalità si presenta spesso in soggetti che tendono alla somatizzazione (un tempo definiti “psicosomatici”), i quali hanno difficoltà a identificare un’emozione, come distinta dal suo correlato organico. Tali soggetti sono incapaci di definire l’emozione come ansia, angoscia, ma accusano palpitazioni, tachicardia. Tale incapacità nel verbalizzare le proprie emozioni non è da considerare come una difficoltà di tipo espressivo ma come una vera e propria limitazione nella possibilità di elaborare le emozioni e di costruire un proprio mondo interno.
  • Difficoltà ad identificare i propri sentimenti;
  • Difficoltà a discriminare i propri stati emotivi e le sensazioni corporee;
  • Incapacità di riconoscere i motivi che spingono ad esprimere l emozioni;
  • Difficoltà di mettersi nei panni dell’altro;
  • Difficoltà nell’essere empatici;
  • Mancata capacità introspettiva
  • Pensiero operativo (aderente alla realtà)
  • Relazioni dipendenti;
  • Attaccamento insicuro;
  • Ossessiva ricerca di cure

Dott.ssa Marisa Tuccillo
Psicologa Psicoterapeuta a Cremona

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Aree di competenza

  • Corsi di Training Autogeno e Tecniche di rilassamento
  • Psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico
  • Percorsi di elaborazione del lutto
  • Problematiche di somatizzazione, relazionali e affettive, di dipendenza
  • Attacchi di Panico
  • Disagi esistenziali e relazionali
  • Dipendenze (affettive, sesso, cibo, gioco d'azzardo, ecc.)
  • Depressione e disturbo bipolare
  • Problemi relazionali
  • Disagio nell'amore e nella vita di coppia
  • Autostima adolescenza
  • Disturbo della comunicazione
  • Formazione sulla comunicazione, l'ascolto e la relazione
  • Disturbi del sonno
  • Disturbi di personalita'
  • Psicoterapia con l'esperienza immaginativa
  • Supporto psicologico del malato grave

Dott.ssa Marisa Tuccillo

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